T’amavo mio caro vecchio Natale con la tua carta stagnola, il profumo dei
mandarini e del torrone.
In cucina fiorivano i profumi dei dolci appena sfornati, del ragù e dell’arrosto
che sfrigolava nel forno.
C’era sempre la musica a tenerci compagnia e tanta tanta allegria. Natale era
come un sipario che calava sulle preoccupazioni che dà la vita e i sorrisi
prendevano il posto dei volti accigliati.
Armonia, si… se potessi descrivere quell’atmosfera userei proprio questa parola.
Nessuno si spazientiva, nessuno alzava la voce, si stava insieme per il piacere
di condividere attimi sereni.
Preparavamo i fagioli secchi per giocare a tombola e ridevamo quando poi,
giocando, ci voleva un attimo a farli volare via.
Contavamo le carte per giocare dopo cena tutti insieme ed ogni tanto ci sedevamo
attorno al tavolo di marmo per sgranocchiare qualche dolcetto e per bere una
cioccolata calda.
Tutti, ma proprio tutti, rinunciavano alle loro usuali occupazioni perché quella
del Natale era un’occasione davvero speciale.
Che tristezza vedere ora come hanno ridotto il Natale… lo hanno ridotto a una
malinconia, ad un peso da portare, a dei giorni da far passare in fretta.
Cosa è rimasto di quelle sere e di quei giorni così pieni di calore e di
affetto? Il ricordo, soltanto il ricordo, ed io per questo provo tanti
rimpianti. Sento come un dolore sordo che mi attorciglia lo stomaco come se
quell’antico desiderio volesse esplodere e farmi gridare… fermi tutti… questo
non si chiama più Natale.
Nessuno si cura più dei valori reali, del poter stare insieme, di condividere
qualche attimo di tranquillità.
Una sosta… vorrei tanto una piccola sosta nel tempo per poter tornare indietro e
assaporare di nuovo il ricordo di quel’allegria piena di profumi e di echi di
risate.
Preparavamo l’Albero ed il Presepe e poi chiudevamo l’interruttore della luce
prima di accendere le lucine intermittenti e in quel momento le piccole luci
pulsavano e giocavano con il buio della stanza. I volti si illuminavano a tratti
in quella semioscurità e mai più ho provato quella dolce sensazione di serenità
e di unione.
Non c’erano pretese, non c’era tanto denaro per acquistare regali costosi, ma io
mi sentivo ricca dentro, ricca per quelle piccole e tenere cose.
I cuori battevano all’unisono fino a che diventavamo un unico grande cuore.
Quello sì che era Natale… ora non è più niente. Nessuno prepara più le stelline
con la carta stagnola, in pochi ripensano al valore di quei piccoli gesti, di
quelle tradizioni con le quali siamo diventati grandi e capaci di sognare come
se fossimo ancora bambini.
Io sono fortunata… cullo ancora quei ricordi nel cuore e sono felice di averli
conservati come tesori incantati.