La scatola dei bottoni

 

 

 

La mia mamma non è più qui con me; se n’è andata un sabato d’ottobre del 2012. Non riesco a ricordare questi lunghi mesi, non riesco a mettere a fuoco nella mia mente come sono trascorse le mie giornate e a volte non ricordo neanche i volti di alcune persone; è come se una parte del mio cervello è andato via con lei. Un reset... I medici lo chiamano disturbo post traumatico da stress. Io lo chiamo dolore…

La mia realtà ora è totalmente diversa dal passato e la sensazione che provo è come quella  del passaggio del testimone da un concorrente ad un altro durante la corsa a staffetta. La mia corsa a staffetta si chiama vita.

Ho lavorato per 35 anni passando dai banchi di scuola alla scrivania di un ufficio e poi la vita si è srotolata davanti a me con due figlie, una marito, una casa da organizzare e mandare avanti. Una corsa continua.

Soltanto adesso… in  questa dolorosa assenza, mi rendo conto in pieno di ciò che ho perso. Mamma. Mamma che mi aspettava con il pranzo pronto tutti i giorni anche se arrivavo tardissimo e rinunciava al suo riposino pomeridiano pur di essere presente al mio rientro per poter parlare e stare insieme. Ricordo quel cenno di saluto dal balcone quando scendevo in strada e alzavo gli occhi per vedere se c’era. C’era sempre… anche se faceva freddo o pioveva.

 In ufficio mi prendevano in giro perché ero capace di telefonarle anche tre volte nell’arco di poche ore. Ora sento il vuoto… non posso più farlo.  Non so quante volte ho afferrato il cellulare per chiamarla e per dirle l’ultima novità e sono rimasta col telefono a mezz’aria. Delusa. Avevo soltanto lei… né sorelle, né fratelli, pochissime amiche con cui dividevo soltanto il percorso sui mezzi per raggiungere il mio ufficio al centro di Roma. Con le colleghe i rapporti erano molto cordiali, ma i miei numerosi  impegni familiari non mi hanno mai consentito di avere il tempo per divertirmi.

Quando tornavo a casa c’era lei… che mi faceva trovare il mio piatto preferito e magari anche una montagna di panni stirati e profumati. Molto spesso il fragrante profumo di un dolce completava l’atmosfera.  Era la calda accoglienza di chi senti che ti ama in modo perfetto. Quel filo d’amore non si è spezzato  ed ha ragione una vecchia amica conosciuta nel reparto di Ematologia… Marisa… che  continua a ripetermi che nessuno se ne va mai del tutto e per sempre. Marisa ha ragione.

Io e mia madre eravamo invidiate da tutti per questo legame così spontaneo e profondo ; eravamo avvinghiate e lo siamo state per tutta la vita. Per 55 anni ho avuto la fortuna di assaporare la gioia del suo amore incondizionato e puro, la sua disponibilità, la sua presenza. Io la sento accanto a me a volte.

Ricordo quando la chiamavo dal balcone per dirle qualcosa o per salutarla e ancora adesso guardo quella sedia vuota dove lei si metteva a leggere o a cucire. Io con l’amore di mia madre ho conosciuto la perfezione. I nostri occhi si abbracciavano anche da lontano.

Ora è rimasto papà in quella piccola casa che è diventata improvvisamente grande ai miei occhi e appena entro mi avvolgo nel suo ricordo. La sua scatola di borotalco, la sua crema, il suo profumo sanno abbracciare i miei sensi. Papà mi guarda sempre disorientato perché dopo i loro 58 anni di matrimonio non può che farmi tenerezza a vederlo come orfano…  E’ un uomo ferito e  il mio amore non basta a consolare la sua anima. Ha lo sguardo sempre triste, sta dimenticando se stesso.

Per tanto tempo entrando nella loro casa guardavo il letto e dicevo… ciao mamma. Ho impiegato tanto tempo a non dirlo più, ma la morsa nello stomaco la sento ancora.

Mi accade un fatto molto strano, un fatto che mi fa pensare. Quando mi serve qualcosa come è accaduto anche ieri, vado a casa sua e la trovo… E’ come un pozzo senza fine, trovo sempre ciò che voglio. Ieri, appunto, mi serviva un bottone blu per riparare una gonna della mia nipotina e sono andata ad aprire la sua scatola dei bottoni nel cestino da lavoro. L’ho trovato. Giuro che quando ho visto quella piccola bustina di plastica con dentro il bottone blu ho pensato… ecco… di nuovo… mamma grazie…

Questo è soltanto uno dei tanti episodi simili che mi sono accaduti e che mi hanno convinto che lei c’è… soltanto la sua forma umana non c’è più, ma la sua essenza continua ad avvolgermi e a proteggermi. Ora non dico più ciao mamma quando entro in casa sua, ma sento che mi avvolge una sensazione leggera di pace. Non voglio esagerare, non voglio dire cose assurde, ma a volte mi è sembrato di sentire sul viso una lieve carezza. Un’ala d’Angelo mi abbraccia…

 

 

 

 

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