lavecchiacasadaigradinidipietra

 
.

La vecchia casa dai gradini di pietra

 


 

Ho fatto un sogno stanotte… ho sognato il mio paese, ho sognato di entrare nella vecchia casa dai gradini di pietra. Dalla finestra socchiusa guardavo la montagna e ascoltavo il frusciare amico delle foglie sugli alberi. Entravo e vedevo la stanza ormai spoglia, orfana della vita palpitante che scorreva tra le sue pareti. Scelsi una vecchia sedia traballante e mi misi ad osservare il camino spento e freddo… abbandonato con l’unico ornamento, tante foglie secche.

 

Un vero atto di coraggio il mio, varcare l’antica soglia portando con me le emozioni conservate da oltre dieci anni. Al mio risveglio mi sono chiesta il motivo del mio sogno. Non sono più voluta entrare nella mia amatissima dimora per paura che le emozioni mi schiaffeggiassero, offese per essere state trascurate. Non era proprio paura… ma timore si… non c’è più nessuno e il silenzio è colmo di sussurri antichi.

 

Il sogno continua, ma ormai sono sveglia. So cosa avrei fatto se il sogno fosse stato realtà… avrei aspettato ospiti preziosi… i miei ricordi che non avrebbero tardato ad arrivare. Sarebbe stata un’irruzione disordinata accompagnata da un carosello di emozioni, emozioni profonde, un vecchio palcoscenico senza luci dove avrei rivissuto l’incanto dei momenti più belli della mia vita tenendo accanto a me la presenza della mia immagine da giovane, la ragazza dal cuore colmo di sorrisi.

 

Mi domando all’improvviso da quanto tempo non ascolto me stessa, quale è stato il preciso momento in cui ho iniziato a ignorare che il mondo continuava a girare anche senza di me. Deve essere accaduto il quel momento che l’oblio ha preso il sopravvento. Le mie scelte nuove, i miei nuovi errori, una vita diversa, dipinta con colori tenui o cupi, anche se a volte colori accecanti e fugaci facevano capolino ed io li scacciavo indispettita.

Ora si che ricordo quanto è stato difficile per me abituarmi a vivere la mia vita lontana dai miei sogni incastonati nell’anima un tempo radiosa ed ora diventata inquieta come una notte in tempesta.

 

Sono stata tanto felice in quella stanza e lampi e schegge di passato mi attraversano la mente. Mi rivedo con le lunghe trecce, poi con la mia prima gonna sopra le ginocchia e con le prime scarpe dai piccoli tacchi.

Ecco mia madre e mio padre carichi di borse che ridono allegramente mentre sistemano i bagagli; mi chiamano per avere un po’ di aiuto, ma in un angolo mi sembra di scorgere mia nonna con la sua mantellina marrone seduta sulla sua sedia preferita. Nonna… mi sembra stia pregando come accadeva sempre quando arrivavamo dalla città. Ha il suo Rosario consunto ma vivo di fede e di amore e lo stringe tra le mani mentre si alza per salutarmi. Sento la sua carezza, la calda emozione che le dà il rivedermi con i capelli ormai spruzzati d’argento e sola, sola come lo è stata lei per lunghi anni dopo la morte prematura del nonno, quella dolce parte mancante che adorna di onore e dolcezza il mio passato.

 

Mi sento come quando arriva un nuovo frenetico giorno che rapisce i pensieri. Il mio sogno sembra realtà mentre dalla finestra chiusa i riflessi di luna sfavillano evanescenti e quasi irreali e Il cielo ora si affolla di nuvole e diventa un intarsio di bianco e di blu. Chiudo bene la finestra così i miei pensieri non potranno volare e resteranno a farmi compagnia.

Amo quel piccolo paese dove non ho osato tornare, dove sono sepolti i miei cari e tanti frammenti della mia vita ribelle e gioiosa. Lo ricordo ormai con contorni sfocati, accoccolato tra le maestose montagne e le stradine scoscese dove tanti profumi di erba bagnata, zolle odorose di vita contadina,  ondate di profumi semplici come il pane appena sfornato o il profumo acre dei peperoni che arrostivano sulle braci dei camini.

Ascoltavo i canti dei contadini che tornavano dai campi. Cantavano dopo la faticosa giornata di lavoro sotto il sole cocente tra quelle zolle di terra che il loro duro lavoro avrebbe trasformato in pane.

 

Semplici e teneri ricordi di un tempo felice, forse per questo motivo ho sognato quell’angolo di serenità. Vorrei prendere carta e penna e scrivere poche e semplici parole… Ti amerò per sempre mio piccolo paese. Ti penserò… ma da te più non oserò tornare.

Il mio gattone è entrato ora nella stanza facendo rotolare a terra una vecchia scatola di latta dove conservo i miei disegni di quando ero bambina. Quel rumore inatteso mi fa sobbalzare, ma mi rincuora perché mi desta dai tanti pensieri che mi affollano la mente.

 

Una voce e un tocco gentile… “mamma, ho preparato il caffé… “. Apro gli occhi… stavo sognando, ora il sogno è finito, ma è rimasta dentro di me la certezza di una promessa… dovrò farcela, dovrò rientrare in quella vecchia casa…

Mi siedo sul letto e con un sorriso sorseggio il mio caffé.

Coraggio mi dico… poche ore ancora e poi oggi diventerà ieri.

 

 

©Daniela Costantini

Dicembre 2019

.

 

 


 

 

 

Menu Poesie

 

      .     .

.     .